In ricordo di Luigi Mazza. Il contributo di Luca Gaeta alla XXV Conferenza della SIU
Luigi Mazza è mancato all’affetto della sua famiglia e dei suoi tanti amici, collaboratori e allievi lo scorso 3 maggio.
Egli ha contribuito alla cultura urbanistica con iniziative nazionali e internazionali, opere di grande valore scientifico e una pratica di insegnamento capace di attrarre e motivare gli studenti in modo durevole.
Richiamo per sommi capi la sua vita accademica e professionale prima di elogiare la sua genuina vocazione di studioso. Vi ringrazio per l’onore di poterlo fare in questo alto consesso.
Nato nel 1937, Luigi Mazza si laurea in architettura al Politecnico di Torino, dove è chiamato come professore ordinario nel 1985. A Torino è direttore del DITER, fondatore e direttore del master in Pianificazione Territoriale e Mercato Immobiliare e poi del Dottorato di ricerca dallo stesso nome, infine è preside della Facoltà di Architettura.
Dal 1990 insegna al Politecnico di Milano, dirigendo la scuola di specializzazione in Pianificazione territoriale e ambientale, poi il Dottorato di ricerca in Progetti e politiche urbane. Nel 2011 viene nominato Professore emerito.
Allievo e collaboratore di Giovanni Astengo, si dedica alla pianificazione dai primi anni Sessanta. È autore di piani regolatori e particolareggiati in comuni piemontesi e lombardi, dello studio per il piano territoriale e paesistico del Gargano, è consulente del piano aeroportuale di Malpensa e di numerosi altri studi, progetti e consulenze per enti pubblici e privati.
Molto giovane fonda e dirige il Centro di documentazione di architettura, ingegneria civile e pianificazione territoriale. È uno dei fondatori della Società italiana degli urbanisti e dell’AESOP. Insieme a pianificatori europei e statunitensi fonda nel 1988 e dirige per alcuni anni quella che è diventata la rivista Planning Theory.
Lo voglio ricordare, insieme a voi, soprattutto come uomo sempre dedito allo studio, circondato nella sua casa di corso Magenta da migliaia e migliaia di libri che amava. L’acuta intelligenza e la solida formazione culturale sono stati il suo viatico per superare un’infanzia turbata dalla morte precoce del padre e un’adolescenza segnata dalla povertà.
Lo studio di Luigi Mazza ha avuto come suo oggetto principale il sapere tecnico dell’urbanistica a iniziare dagli anni Sessanta, quando riceve l’incarico del piano regolatore generale di Alessandria. Per oltre cinquant’anni, con dedizione, si è documentato sugli esempi più innovativi della tecnica urbanistica in campo nazionale e internazionale.
Lo studio di Luigi Mazza ha riguardato la regolazione degli usi del suolo, il rapporto tra mobilità e usi del suolo, i caratteri e le funzioni dei sistemi di pianificazione, le relazioni tra regole e strategie e altro ancora ma, dovendo scegliere un problema su cui si è arrovellato, questo è il rapporto tra tecnica e politica.
Mazza ha rivendicato con tenacia al sapere urbanistico una sfera di competenza distinta da quella del potere politico. Ciò non significava per lui autonomia della tecnica dalla politica, ma dignità della tecnica davanti a chi ha il dovere di prendere decisioni nei sistemi di governo democratici.
Tanto insistente era la sua richiesta di rigore e competenza nello svolgere la professione di tecnico quanto forte era la sua aspettativa, direi quasi la sua speranza, nei confronti di politici capaci di una visione strategica. Nella divisione sociale del lavoro attribuiva ai tecnici e ai politici compiti diversi e complementari. La tecnica non deve essere manipolatrice della politica, ma neanche deve farsi manipolare dalla politica.
Mazza nutriva profonde preoccupazioni per il ruolo sociale degli urbanisti perché era convinto che lo spazio sia un potente fattore di redistribuzione della ricchezza sociale; perché vedeva il successo di un piano nella capacità di modificare i rapporti di forza e progettare gli squilibri. Sapeva che una buona tecnica è il complemento necessario di una buona politica nel governo del territorio.
La visione strumentale della tecnica urbanistica non è mai stata una visione di neutralità politica. Mazza questo lo aveva appreso da Giovanni Astengo. L’urbanista è un portatore di principi etici che ispirano la sua ricerca di modelli insediativi e strumenti di regolazione del suolo. Quanto ai suoi principi, Mazza non ha mai nascosto la fede socialista. Nel 2000, in una corrispondenza privata, scriveva: “se per scelta etica crediamo nel principio dell’eguaglianza, per responsabilità politica dobbiamo essere consapevoli che il mondo ha altre regole, che l’eguaglianza dei diseguali va continuamente riconquistata”.
Nel corso degli anni, Mazza si è convinto che l’ordinamento dello spazio è indispensabile per la convivenza sociale. Il suo studio di alcuni archetipi di governo del territorio affonda nella mitologia con il proposito di fornire una base direi quasi antropologica al sapere tecnico della pianificazione spaziale. Lo studio degli archetipi era parte di un compito più vasto che si intravede nel suo ultimo libro: Spazio e cittadinanza. Questo compito era il tentativo di ricostruire un mondo normativo di riferimento, un’idea di cittadinanza senza la quale, cito le sue parole, “il governo del territorio si riduce a un puro strumento di riproduzione del capitale”.
Luca Gaeta
Cagliari, 16 giugno 2023