Genere
La dimensione del genere sta assumendo un ruolo sempre più rilevante in molti campi disciplinari. Sebbene urbanistica e femminismo siano, pur in maniere diversa, connesse allo stesso fenomeno di industrializzazione che ha visto le donne entrare in maniera prorompente sulla scena pubblica, la nostra disciplina ha avuto un ritardo considerevole nell’adeguare conoscenza, metodi e tecniche a una visione gender-sensitive.
Due sono in particolare i temi oggi al centro dell’attenzione mediatica: la violenza di genere (esito, secondo quanto riportato nella convenzione di Istanbul, COE 2011, di discriminazioni strutturali) e la parità di genere, che con forza sta facendo il suo ingresso in documenti e procedure trans-settoriali e multilivello (si pensi alla composizione delle commissioni giudicatrici, ai gruppi per i concorsi, ecc.).
Per il nostro Paese vale però la pena di ricordare come tali questioni non rappresentino una novità; più che di un’innovazione si tratta infatti dell’implementazione all’articolo 3 della Costituzione italiana, che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Addirittura, l’abolizione della distinzione di sesso figura nell’articolo al primo punto, prima ancora di quella di razza, sebbene quando la nostra Costituzione veniva scritta l’Italia, da poco uscita dalla seconda guerra mondiale, era ancora molto scossa dagli esiti devastanti delle leggi razziali.
L’equità di genere è un percorso riconosciuto a livello internazionale in molti Paesi. Il Goal 5 dell’Agenda 2030 (UN, 2016) riguarda la parità di genere e individua come primo target l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione delle donne. La New Urban Agenda (UN Habitat, 2016) dichiara la necessità di costruire città eque e inclusive, rimarcando come sia possibile agire per l’equità di genere anche attraverso la costruzione e la gestione degli insediamenti umani. Il gruppo di lavoro di UN Habitat “Her city” e un “hub” all’interno di UNU – il parternariato che le Nazioni Unite hanno siglato con diverse istituzioni del mondo accademico – sono dedicati alla questione dell’equità di genere in ambiente urbano.
Superando la semplice dimensione della “parità di genere”, importante ma limitante rispetto alle specificità culturali costruire nel tempo, oggi appare perciò fondamentale promuovere un approccio gender-sensitive, negli studi urbani e nelle discipline del progetto alle diverse scale. In ambito europeo, la Strategia per la parità di genere 2020-2025 sottolinea infatti la volontà e la richiesta esplicita di inserire sistematicamente una prospettiva di genere in ogni fase di elaborazione delle politiche in tutti i settori di azione dell’UE, comprese le politiche urbane, la pianificazione e la progettazione urbanistica.
Sono ormai numerosi gli esempi di città che hanno adottato o stanno adottando in maniera strutturale politiche gender-sensitive, con lo scopo di rendere i propri territori equi e inclusivi e di sostenere le attività di cura e riproduzione dei mondi di vita. Tra queste, Umea, Vienna e Barcellona, in cui un lungo lavoro di costruzione culturale ha dato esiti stabili e di ampio respiro. Ma anche altre città, come Parigi, Montevideo, Madrid, Bogotà, Valencia, dove si stanno attuando strategie, piani, progetti e politiche per la promozione della parità di genere nella vita urbana.
In ambito italiano esiste un’importante riflessione di gruppi femministi che hanno anche partecipato alla produzione di innovazione nel campo dell’urbanistica. Dal ruolo che l’Unione Donne Italiane ha svolto nel dibattito che nel 1968 ha portato al decreto interministeriale sugli standard urbanistici, alla grande tradizione di lavoro sui tempi e orari delle città (si pensi alle esperienze a Bergamo e a Prato), fino a casi più recenti. Tra gli altri, il progetto finanziato dalla BEI “Gender Equality index in Urban Project” a Bologna; o l’ingresso della città di Torino nella rete FEMACT che, con i fondi del programma europeo URBACT, mira allo sviluppo di piani d’azione per l’uguaglianza di genere in molteplici aree e politiche pubbliche comunali.
Anche a livello accademico l’Italia ha una importante tradizione: da laboratori come Vanda, Urbanima, La Casa di Eva, Minerva Lab. Casa Di, a un gran numero di ricerche, tesi, seminari, pubblicazioni, ad alcuni percorsi di formazione avanzata come il Master di II livello “Città di Genere. Metodi e tecniche di pianificazione e progettazione urbana e territoriale”. Unico in ambito nazionale, il Master vede la collaborazione e il lavoro di rete di 6 università e un istituto del CNR; ha il patrocinio della SIU, oltre che dell’INU, della SDT, dell’ANCI e della Libreria delle Donne di Milano.
In questo quadro si propone l’istituzione di un gruppo di lavoro interno alla Società Italiana degli Urbanisti con lo scopo di:
- promuovere un approccio alla pianificazione e al progetto urbano e territoriale che valorizzi culturalmente e operativamente le specificità della riflessione gender-sensitive;
- promuovere una cultura progettuale sensibile alle differenze per la costruzione di città inclusive, relazionali e più eque;
- fare emergere i contributi disciplinari gender-sensitive “femminili”, storici e attuali, riscoprendo figure passate in secondo piano per via dei bias legati alla costruzione culturale del genere nelle professioni progettuali.
- rafforzare il dibattito disciplinare attraverso la messa in rete e la diffusione delle ricerche, della letteratura, e lo scambio di riflessioni;
- costruire una visione organica delle diverse sperimentazioni ed esperienze delle città a livello nazionale e internazionale, promuovendo una mappatura di pratiche significative;
- rappresentare un interlocutore tecnico per gli organismi di governo del territorio con lo scopo di promuovere l’emersione del punto di vista di genere anche nei regolamenti e negli apparati normativi.
Il gruppo si propone di raggiungere questi e altri scopi che eventualmente emergeranno in futuro attraverso momenti di studio (analisi di dati, valutazione in ottica di genere di strumenti urbanistici e politiche, ecc.), l’organizzazione di momenti di dibattito, confronto e scambio interni alla SIU, la restituzione pubblica degli avanzamenti, l’animazione del dibattito politico e disciplinare, la riflessione e la disseminazione di casi studio e pratiche in essere, la proposta di politiche e progetti innovativi, di pubblicazioni, nonché la costruzione di reti di ricerca, la partecipazione a bandi pubblici di finanziamento di iniziative culturali, l’adesione ad altre iniziative su cui il gruppo decida di impegnarsi.
Al confronto su temi di ricerca, didattica e terza missione, in modo diretto o attraverso il coinvolgimento delle proprie reti territoriali, è benvenuta la partecipazione di tutte le colleghe e di tutti i colleghi della rete SIU.